L E T T E R A a g l i A P E C C H I E S I di Lanfranco Forlucci

letteraL E T T E R A a g l i A P E C C H I E S I

Scopo di questa comunicazione è quello di fare chiarezza, una volta per tutte, sulle tante voci e fatti che hanno riguardato la mia persona nella fase di avvio della competizione elettorale.

Appena si è diffusa la notizia che potevo essere uno dei canditati a Sindaco, ben prima quindi che io prendessi qualsiasi decisione al riguardo, sono subito apparsi i primi commenti su Apecchio.net, altri mi sono stati riferiti da persone terze (ovviamente da prendere con il beneficio d’inventario), altri ancora mi sono stati detti di persona; tutti i commenti avevano un unico comune denominatore: quello di essere molto tendenziosi e critici nei miei confronti.

Sono rimasto sorpreso nel notare che coloro che non gradivano la mia candidatura (dissenso del tutto legittimo) si fossero così affrettati nel dichiarare la loro “contrarietà”, anch’essa legittima ma sicuramente meno comprensibile per la tempestività con cui veniva manifestata, tanto più che io, la persona interessata, non avevo ancora deciso niente.

Lo stesso non accadeva con gli altri due canditati che invece si erano “ufficialmente” schierati, come se io fossi, preventivamente, il “male” da sconfiggere, “a prescindere”, come usava dire Totò, non immaginando quanta ostilità e quanta malizia quel termine scherzoso avrebbe poi riassunto.

Scusate la divagazione e torniamo a cose più spicce.

Dai primi commenti apparsi, notai subito, e mi colpì, il proposito di collegare la mia eventuale candidatura ai libri che avevo scritto, per sottolineare l’assoluta inadeguatezza, per chi aveva fatto certe “cose”, di saper fare anche il Sindaco. Ci rimasi male per l’impegno profuso e per l’attaccamento che, in quel libri, che parlano del mio paese, della mia gente, avevo espresso, ma, soprattutto, mi colpì il dover constatare che tutto ciò veniva da qualcuno, protetto dal comodo schermo dell’anonimato, strumentalizzato per denigrarmi; scelta evidentemente obbligata per chi, privo di valide argomentazioni, voleva attaccarmi e portare discredito alla mia persona.

Se questi sono gli alfieri del cambiamento e del libero pensare, lascio a voi altri giudizi.

Con il fine di ridurre il mio “gradimento” elettorale altri hanno messo addirittura in dubbio il forte legame che ho con il mio paese. È vero, il lavoro mi ha portato a vivere fuori ma, da sempre, ho voluto mantenere rapporti stretti con i posti dove sono nato e cresciuto. Quanti altri hanno fatto come me? Quanti altri sono tornati con la stessa frequenza? Quanti altri si sono adoperati per fare qualcosa e per stare in mezzo alla gente, alla mia gente, come ho fatto io?

L’ho fatto prima e lo farò ancora di più ora che sono libero da impegni di lavoro, perché io in Apecchio ci sto bene e ci tornerò come sempre volentieri, pur non facendo il Sindaco…

Veniamo ora alla cronaca degli avvenimenti che hanno caratterizzato e segnato le mie “poche” giornate “elettorali”.

È opportuno, innanzitutto, precisare che nessuna iniziativa per candidarmi è da me partita, anzi, alle tante persone del paese, lontane da ogni legame con la politica, che da tempo me lo chiedevano, ho dapprima più volte risposto di non avere alcuna intenzione di farlo.

Preso pero atto del crescere del gradimento, per non dire dell’insistenza, con cui tanti (anche di Serravalle) mi sollecitavano a presentarmi, ho riconsiderato tale possibilità, fiducioso che avrei potuto dare un contributo più concreto e importante per il paese. Ne parlai quindi con i miei famigliari e, nonostante la loro contrarietà, decisi ugualmente di provarci, ponendomi però due condizioni basilari e irrinunciabili: rifiutare qualsiasi collegamento con i partiti e, inoltre, non considerare alcuno degli attuali amministratori per eventuali candidature. E ciò non certo per valutazioni negative sulle singole persone, ma semplicemente perché pensavo ad una amministrazione svincolata da qualsiasi collegamento con la politica e del tutto innovativa rispetto al passato.

Ero consapevole di perseguire un obiettivo di indubbia difficoltà, forse troppo idealistico, ma il mio problema non era e non sarebbe stato quello di perdere le elezioni, bensì quello, in caso di vittoria, di governare bene, con le persone giuste, il mio paese.

L’impostazione che mi ero dato prevedeva anche che avrei scelto le persone cui conferire incarichi amministrativi solamente tra quelle candidate, e questa intenzione l’avrei addirittura formalizzata nel programma elettorale.

Tali miei intendimenti furono ben precisati a quanti con me collaboravano e da me ribaditi con chiunque ebbi occasione di parlare: mi sarei candidato solo se fossi riuscito a fare una lista con le assolute e non negoziabili limitazioni che mi ero imposto.

Prima di andare oltre, voglio però rendere testimonianza a Orazio per la cortesia e soprattutto per la correttezza che ha avuto nei miei confronti: ha detto che mi avrebbe votato, ma niente ha aggiunto e niente mi ha chiesto; così è andata e sfido chiunque a dimostrare il contrario, nel pieno convincimento della strumentalità ad interessi di parte del vociare avverso, sollevatesi sin dai primi momenti in cui cominciò a profilarsi la possibilità che intendessi candidarmi a Sindaco.

Né mi devo certo giustificare per essere andato in Comune a parlare con Orazio. Se avessi o avessimo avuto qualcosa da nascondere, avremmo scelto un altro luogo, sicuramente però meno distante e scomodo della stradina che dal Grillo porta ai Cerboni…………….. a buon intenditor poche parole.

Capisco che elettoralmente faceva molto comodo ai miei avversar! dire cose assolutamente non corrispondenti alla verità, ma il solo pensare che a 60 anni, dopo una vita che mi ha dato tante soddisfazioni (nello studio, nel lavoro, nella famiglia) e con il carattere non certo accomodante che mi ritrovo, mi sarei candidato per fare, come qualcuno è giunto a dirmi anche personalmente, il “gioco o il servo” di Orazio, è cosa così lontana da ogni verosimiglianza da potersi spiegare solo con il fatto che forniva ai miei avversari, privi di altre argomentazioni per contrastarmi, una comoda bandiera elettorale.

Le stesse cose, in maniera molto chiara, avevo detto ad Angelo Parlani, sperando che ne tenesse conto nell’informare la gente con il suo giornale.

Mi spiego meglio: è giusto che il giornalista informi, ma cosa altrettanto giusta, tanto più che il canale è riservato a pochi, è che lo faccia in modo corretto e completo; diversamente non si rende un servizio all’informazione ma a qualcos’altro.

In sostanza non contesto ad Angelo d’aver scritto che con la mia lista “Orazio usciva dalla porta e rientrava dalla finestra”, quanto piuttosto che non abbia fatto minimamente cenno al colloquio che avevamo avuto, che, per quanto lui potesse non condividere, aveva però il sacrosanto dovere di citare, per fornire un’informazione non solo di parte.

In questo scenario, non favorevole a me a tutto tondo, sono andato avanti con la coerenza, la trasparenza e la determinazione con cui avevo iniziato, rifiutando offerte di collaborazione non condivise e poco gradite, nonché approcci con persone che, poi, come canditati, hanno trovato altra collocazione.

Ho però toccato con mano che il rispetto che io ho avuto con i canditati non è stato ricambiato dagli avversari, giunti a “ricontattare” persone da me individuate, con il risultato, guarda caso, che non hanno più aderito alla mia lista.

Non è certo questo un esempio di quella politica limpida e rinnovatrice che tutti si augurano, ma che poi trova nei fatti riscontri di ben altro tipo; comportamenti e logiche, che tutti pubblicamente condannano ma di cui purtroppo, troppi, “in privato”, sono convinti seguaci.

È questa un’amara constatazione, che ci riporta molto al passato piuttosto che al futuro.

In questa situazione e con questi avversar! ho comunque cercato di fare una lista che avesse uomini e caratteristiche in linea con quanto mi ero prefissato; nel momento in cui mi sono reso conto che ciò non era possibile, ho fatto la cosa che qualsiasi persona responsabile, e non solo in politica, dovrebbe fare quando si accorge di aver mancato l’obiettivo: ritirarsi. Non ho infatti tenuto in alcun conto il fatto che, secondo molti, avrei avuto concrete possibilità di vincere; l’ho detto e lo ripeto: l’obiettivo principale non era fare il Sindaco, quanto piuttosto governare bene il mio paese, e per farlo erano necessari i presupposti e le persone giuste.

Solo a queste condizioni sarei stato disponibile a dedicare, nei prossimi cinque anni della mia vita, ovviamente se avessi vinto, il massimo del tempo e dell’impegno all’amministrazione del paese.

Non è stato facile lasciare avendo buone possibilità di vincere; credetemi, ci vuole coraggio, il coraggio che però tutti dovrebbero avere quando si chiede il voto alla gente.

Con questo rispondo ad “Alvin” (ben spendo chi sei), che mi ha invece descritto come un codardo, altro che satira, un’offesa, e pesante, ben sapendo che in italiano “codardo” è sinonimo di vile cioè di “colui che rifugge dal pericolo e dalle responsabilità per una paura moralmente non giustificata”, lo ho fatto esattamente il contrario… se tu me l’avessi chiesto te lo avrei spiegato volentieri. Avrei potuto, infatti, candidarmi con buone possibilità di vittoria, come tu stesso avevi riconosciuto quando ti eri fatto paladino di una lista unica che comprendesse Giacomo e Vittorio. Ho preferito invece non farlo, ma non per una paura “moralmente” non giustificata, quanto piuttosto per la mancanza di presupposti che “concretamente” ritenevo irrinunciabili; sono due cose la cui profonda diversità può sfuggire solo a chi, come te, continua ancora, con termini offensivi e fuori luogo, ad attaccarmi.

Questo tuo atteggiamento nei miei confronti, caro “Alvin” ha trovato pieno riscontro nella tua satira, che, del tutto legittima in quanto tale, ha avuto spesso come bersaglio la mia persona…….

Non sapevo di essere e non mi consideravo così importante anche perché non avevo mai confermato la mia decisione di candidarmi; più che un’ironia piccante e goliardica la tua m’è sembrata una soluzione certamente non elegante per criticarmi… Contento tu……..

Con l’occasione ti spiego anche che “non ho avuto paura di vincere”, come tu hai scritto; ho semplicemente preso atto che non c’erano le condizioni per candidarmi e per fare le cose che avrei voluto fare se avessi vinto; qualcun altro, al mio posto, si sarebbe, forse, comportato diversamente; di certo non è stato il mio un comportamento da persona ambiziosa.

Sono invece d’accordo con te quando dici che “è giusto sia andata così”: ci sono solo due liste, ma, quello che più conta, non c’è quella del “codardo” che scrive storielle e vive lontano, tu sei contento e la “giustizia” trionfa, come nelle favole; so che la cosa ti farà molto piacere, ma ti assicuro che l’occasione è stata propizia anche per me per toccare con mano quanto mi sei ostile; la cosa sinceramente non mi ha dato fastidio, anzi…….

Per ultimo mi sono voluto riservare un sincero ringraziamento a tutti coloro che con me hanno creduto in questo progetto e che hanno con me condiviso gli entusiasmi, le difficoltà e la rinuncia finale.

In particolare il mio grazie a Barbara e Gabriele e agli amici che mi sono stati vicini e che con il loro affetto mi hanno fatto capire quanto sia importante averli… pochi ma buoni.

Scusate se mi sono dilungato ma, dopo un mese di silenzio, dopo averne sentite di tutti i colori, non potevo non puntualizzare certe cose e rispondere a certe persone, ma soprattutto dovevo dare conto delle reali ragioni della mia rinuncia a tutti quegli Apecchiesi che, con entusiasmo ed affetto, mi avevano convinto a provarci.

Lanfranco Forlucci

 

p.s. Come noterete io mi sono firmato e non ho offeso nessuno, ho solo esposto il mio pensiero per rispondere a provocazioni molto pesanti e fare chiarezza sui fatti che in questa campagna elettorale mi hanno riguardato. Non mi sono servito dell’anonimato, perché ogni persona che vuole confrontarsi con gli altri deve avere anche il coraggio di dichiararsi.

 

Apecchio 06 maggio 2014

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