La storia dei Montefeltro del Prof. Gaetano Dini

Montefeltro Geografia
Il Montefeltro è un vasto territorio dai confini non ben definiti.

Il Montefeltro medievale come quello attuale inglobava ed ingloba il territorio di Carpegna (PU),

le alte valli dei fiumi Foglia (PU), Conca (PU) e Marecchia (RN) con propaggini territoriali

fino all’alta valle del Metauro (PU).

Anche parte dei territori degli odierni comuni di Sestino e Badia Tedalda in provincia di Arezzo rientravano sia nel Montefeltro medievale come in quello attuale, così come vi rientravano

e vi rientrano parti del territorio della Repubblica di San Marino, mentre la Repubblica faceva

e fà  parte ecclesiasticamente della Diocesi di San Marino-Montefeltro, con sede principale

a Pennabilli.

Vengono fatti rientrare nel territorio del Montefeltro anche la parte interna, più montana

del comune di Sogliano al Rubicone e lembi dei comuni di Mercato Saraceno e Sarsina.

Anche alcuni comuni posti nella valle del Foglia, Frontino, Piandimeleto, Lunano, Macerata Feltria ed il comune di Urbino vengono geograficamente inseriti nel Montefeltro.

I territori corrispondenti agli odierni comuni di Carpegna (PU), Pitrarubbia (PU), Montecopiolo (PU) ed ai 7 comuni dell’Alta Valmarecchia (RN), sono stati il cuore storico/geografico del Montefeltro.

Quindi confluivano nel Montefeltro i comuni appartenenti alle attuali province di Pesaro-Urbino, Rimini, Forlì-Cesena ed Arezzo.

Montefeltro   Storia        1^ parte

Montefeltro prende il nome da “Mons Feretri” antico sito dove c’era un tempio dedicato a Giove Feretrio (che scoccava le frecce), identificabile con l’odierno sito di San Leo.

Altra interpretazione fa derivare il nome Montefeltro dalla voce umbro-sabellica “Fell Eter”

che significava “Monte Pecoraro o Monte delle Pecore”.

Dopo la caduta dell’Impero Romano, il Montefeltro appartenne ai territori bizantini,

rientrante in parte nell’Esarcato ed in parte nella Pentapoli.

Carlo Magno fece dono del Montefeltro alla Chiesa.

La Diocesi Feretrana con residenza vescovile a Pennabilli. esisteva già nell’VIII secolo.

Con l’approvazione di papa Adriano I, Carlo Magno nel 785 la rese suffraganea all’Arcidiocesi

di Ravenna..

L’imperatore Ottone I di Sassonia concluse la campagna di guerra contro Berengario II d’Ivrea

che si arrese nella rocca di San Leo dopo un assedio di due anni e nel 962/63 l’imperatore ormai vincitore infeudò come conti di vari territori tra cui quelli compresi nel Montefeltro alcuni nobili

e generali al suo seguito tra i quali c’era Ulderico il Sassone, capostipite dei conti di Carpegna.

L’autorità completa sul territorio del Montefeltro venne passata dalla Diocesi Feretrana all’Arcidiocesi di Ravenna nel 977 da parte di papa Gregorio V, mentre i vari nobili locali continuavano a reggervi i propri feudi.

Montefeltro   Storia  2^ parte

Nel 1140 i conti di Carpegna i più importanti feudatari della zona, assegnarono ad un loro figlio cadetto, Antonio considerato il capostipite della famiglia dei conti di Montecopiolo, il Castrum Montis Cupioli i cui ruderi si trovano oggi sopra il paese di Villagrande.

In seguito i conti di Montecopiolo per investitura del papa Celestino III o del suo successore Innocenzo III divennero con Montefeltrano I (circa 1135-1202) signori di San Leo ed assunsero

il nome di conti Da Montefeltro al posto di quello di conti di Montecopiolo.

L’imperatore Federico II di Svevia nel 1213 concesse a Bonconte I  Da Montefeltro (1165-1242)

figlio di Montefeltrano I, il feudo di Urbino di cui divenne conte.

Gradualmente i signori di Urbino estesero i confini della loro contea fino a quando papa

Eugenio IV nel 1443 la trasformò in ducato.

Così i Da Montefeltro da conti divennero duchi d’Urbino.

Il Montefeltro fu sotto il dominio dei conti di Carpegna, dei conti Malatesta di Rimini,

dei Da Montefeltro conti di San Leo e dei Da Montefeltro conti e poi duchi d’Urbino,

ognuno esercitando la propria sfera di influenza territoriale.

Con l’estendersi in potenza militare e territoriale del Ducato d’Urbino, il Montefeltro gradualmente vi venne inglobato.

Papa Eugenio IV nel 1443 trasformò la contea in ducato.

Federico conte di Urbino, nel 1474 fu nominato duca d’Urbino da papa Sisto IV il cui nipote Giovanni della Rovere aveva sposato Giovanna da Montefeltro, figlia di Federico.

Quando la linea maschile dei Da Montefeltro si estinse con Guidobaldo figlio di Federico,

a questi subentrò nel 1508 suo nipote Francesco Maria della Rovere.

I conti poi duchi Della Rovere, erano signori di Senigallia.

Quando anche la famiglia Delle Rovere si estinse nella sua linea maschile nel 1631, papa Urbano VIII decretò la devoluzione del Ducato d’Urbino allo Stato Pontificio che ne ereditò tutti i diritti feudali.

Nel 1861 il Montefeltro transitò nel costituito Regno d’Italia.

Personaggi del Montefeltro nella Divina Commedia

Bonconte Da Montefeltro dei conti d’Urbino (circa 1250-1289), figlio di Guido Da Montefeltro

Divina Commedia,  Antipurgatorio, 2° Balzo – Morti di morte violenta pentitisi in fin di vita

Parafrasi in italiano contemporaneo da parte del dantista Tommaso Di Salvo

Mie le specifiche tra parentesi

“Io fui di Montefeltro, io son Bonconte

Giovanna o altri non ha di me cura

per ch’io vo tra costor con bassa fronte.

Io sono della famiglia dei Montefeltro, io sono Bonconte,

Giovanna (mia moglie) o altri (parenti) non si preoccupano di pregare per me,

e per questo motivo io qui (nel Purgatorio) passo tra gli altri spiriti a fronte bassa.

“E io a lui: qual forza o qual ventura

ti traviò sì fuor da Campaldino

che non si seppe mai tua sepoltura ?

E io (Dante) chiesi a lui: quale forza umana o quale sorte ti portò così lontano da Campaldino,

(piana del Casentino dove nel 1289 si svolse la battaglia tra i Guelfi fiorentini nelle cui file combattè anche Dante ed i Ghibellini di Arezzo tra cui militava Bonconte.

Con quella vittoria Firenze iniziò la sua egemonia in Toscana) per cui non si seppe

mai dove fu sepolto il tuo corpo ? (fatto storicamente accertato. Probabilmente le acque ingrossate dell’Archiano portarono il corpo di Bonconte nell’Arno dove non fu più ritrovato).

“Oh ! Rispuos’elli, a piè del Casentino

traversa un’acqua c’ ha nome l’Archiano

che sovra l’Ermo nasce in Apennino.

Oh ! Rispose lui, ai piedi del Casentino (zona compresa nelle province di Firenze ed Arezzo)

scorre trasversalmente un torrente di nome Archiano, che nasce sull’Appennino sopra l’Eremo

(di Camaldoli).

“Là vè ‘ l vocabol suo diventa vano

arriva ‘ io forato in gola

fuggendo a piede e sanguinando il piano.

Là dove il torrente perde il suo nome (quando sfocia nell’Arno come suo affluente)

arrivai io ferito alla gola, fuggendo a piedi ed insanguinando la pianura.

“Quivi perdei la vista e la parola,

nel nome di Maria finì, e quivi

caddi e rimase la mia carne sola.

Qui perdetti la vista e la parola, spirai invocando il nome di Maria, e qui caddi

e rimase solo il mio corpo (l’anima vi si era separata).


Personaggi del Montefeltro nella Divina Commedia

Guido Da Montefeltro dei conti d’Urbino (circa 1220-1298), condottiero ghibellino, fine stratega politico che negli ultimi anni della sua vita prese i voti religiosi.

Dante nell’Inferno immagina Guido essere stato consigliere richiesto da papa Bonifacio VIII

per aiutarlo a vincere la potente famiglia romana e laziale dei Colonna, sua rivale.

8° cerchio, 8^ bolgia dell’Infermo – Consiglieri fraudolenti

Parafrasi in italiano contemporaneo da parte del dantista Tommaso Di Salvo

Mie le specifiche tra parentesi

“….dimmi se Romagnuoli han pace o guerra

ch’io fui d’i monti là intra Orbino

e ‘l giogo di che Tever si diserra.

(Guido a Dante)….dimmi se i Romagnoli sono in guerra perchè io nacqui sui monti che si ergono

tra Urbino ed il monte (giogo) ove nasce (si diserra) il Tevere (la zona descritta è il Montefeltro, Guido nacque infatti a San Leo)

“….Romagna tua non è, e non fu mai

sanza guerra ne’ cuor de’ suoi tiranni

ma ‘n palese nessuna or vi lasciai.

(Dante)…. la tua Romagna non è e non è mai stata in pace (sanza guerra)  negli intenti (nel cuore) dei suoi signori (tiranni) ma quando partii (per il mio viaggio nell’Oltretomba, nel 1300) non vi lasciai nessuna guerra manifesta.

(Il Montefeltro come quasi tutta l’attuale provincia di Pesaro/Urbino erano riconosciuti nel Medioevo come terre di Romagna. Questo anche all’epoca dello Stato Pontificio, rientrando quei territori sotto la denominazione di “Le Romagne”, avendo infatti usi e costumi analoghi a quelli romagnoli).

“E ‘l mastin vecchio e ‘l nuovo da Verucchio

che fecer di Montagna il mal governo

là dove soglion, fan di denti succhio.

E Malatesta (Mastin vecchio) e suo figlio Malatestino (‘l nuovo)  da Verucchio (furono soprannominati Mastini per la loro crudeltà) uccisero Montagna dei Parcitadi (ghibellino riminese, prigioniero di Malatestino) a Rimini (là) dove sono signori e debellano i loro avversari

per impadronirsi dei loro beni (fan di denti succhio)

“Io fui uom d’arme, e poi fui cordigliero

credendomi, sì cinto fare ammenda….

(Guido) Io fui uomo di guerra e poi mi feci frate francescano (cordigliero) ritenendo così di fare

atto di riparazione alle mie colpe….

“Mentre ch’o forma fui d’ossa e di polpe

che la madre mi diè, l’opere mie

non furon leonine, ma di volpe.

Finchè io fui fatto di ossa e di carne (finchè io vissi) che alla nascita mi vennero data da mia madre,

le mie azioni (opere) non furono valorose (leonine) ma astute (di volpe)

“Li accorgimenti e le coperte vie

io seppi tutte, e sì menai lor arte

ch’al fine de la terra il suono uscìe.

Conobbi tutti gli accorgimenti ed i modi nascosti di agire e li seppi usare così bene che la loro fama raggiunse gli estremi del mondo

(Adesso Guido è al cospetto di papa Bonifacio VIII che gli chiede consiglio su come sconfiggere

la famiglia dei Colonna che sta tramando contro di lui).

“Allor mi pinser li argomenti gravi

là ve ‘l tacer mi fu avviso ‘l peggio

e dissi: Padre, da che tu mi lavi

di quel peccato ov’ io mo cader deggio,

lunga promessa con l’attender corto

ti farà triunfar ne l’alto seggio.

(Guido) Allora gli autorevoli argomenti (del papa) mi convinsero che il silenzio, il non dar consiglio

fosse la peggior soluzione e dissi: Padre, poiché tu mi assolvi da quel peccato in cui ora io devo incorrere, il mio consiglio è questo, prometti molto e mantieni poco, questo ti farà prevalere sui tuoi avversari per mantenere il soglio pontificio.

Gaetano Dini

 

 

Quest’articolo è stato letto 1347 volte.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *