Laudato sì Enciclica di Papa Francesco sulla cura della Casa Comune

images2L’appello di Papa Francesco è “la sfida urgente di proteggere la nostra casa comune” e ringrazia “tutti coloro che, nei più svariati settori dell’attività umana, stanno lavorando per garantire la protezione della casa che condividiamo”.
Una attenta e completa analisi ecologica iniziale, dà al lettore il quadro generale delle problematiche ambientali del nostro pianeta: inquinamento, rifiuti e cultura dello scarto; il clima come bene comune; la questione dell’acqua; perdita di biodiversità; deterioramento della qualità della vita umana e degradazione sociale; inequità planetaria; debolezza delle reazioni; diversità di opinioni.
Sì perché Papa Bergoglio, non si limita ad una analisi scientifica dei vari fatti ecologici, ma si addentra in quella che viene definita l’ecologia umana, auspicando la possibilità di dialogo tra la scienza e la religione, le quali pur avendo approcci diversi potranno dare risposte comuni produttive per entrambe. Particolarmente attenta e completa l’esegesi biblica della creazione, con riferimenti chiari alle problematiche trattate. “Insistere nel dire che l’essere umano è immagine di Dio, non dovrebbe farci dimenticare, che ogni creatura ha una sua funzione e nessuna è superflua…Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio.”
Da padre e pastore, Francesco coglie le responsabilità della crisi ecologica proprio nel nostro essere uomini. In questi ultimi due secoli la tecnologia ha portato enormi cambiamenti; ed è giusto rallegrarsi per questi prodotti che sono il frutto della creatività dell’uomo, la quale è dono stesso di Dio. Tuttavia non si può ignorare “che l’energia nucleare, la biotecnologia, l’informatica, la conoscenza dello stesso DNA ci offrono un tremendo potere. Anzi danno a coloro che la detengono, la conoscenza ed il potere economico per sfruttarla, un dominio impressionante sull’insieme del genere umano e del mondo intero. Mai l’umanità ha avuto tanto potere su se stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene.”
Ci stiamo comportando come se avessimo un pianeta da spremere, che ha risorse infinite, come se esistesse una quantità illimitata di energia. La tecnocrazia esercita il suo dominio anche sulla politica e sull’economia. Il progresso della scienza e della tecnica non equivale al progresso dell’umanità; è necessario procedere ad una urgente e coraggiosa rivoluzione culturale: rallentare la marcia che abbiamo innestato. L’uomo non sente più la natura come norma valida né come rifugio vivente; deve recuperare il senso vero di amministratore responsabile. Prendersi cura del creato nell’intreccio benedettino tra raccoglimento e lavoro a quale tutti siamo chiamati, è per tutti una necessità; il progresso tecnologico non deve sostituirlo.
Inoltre “qualsiasi uso della sperimentazione sugli esseri viventi esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione”.
Una ecologia integrale deve essere attenta anche alle relazioni tra natura e società, all’uso sostenibile dei prodotti e degli interventi, deve considerare la capacità rigenerativa dell’ecosistema.
Lesioni alla solidarietà, all’amicizia, deterioramento delle relazioni, corruzione dei comportamenti, anche tutto questo provoca danneggiamento e degrado ambientale.
Si è portati a trascurare le problematiche locali e che richiedono la partecipazione attiva degli abitanti. L’ecologia umana è inseparabile dalla nozione di bene comune; oggi tante persone vengono scartate, private dei diritti umani fondamentali e manchiamo anche di solidarietà tra le generazioni: come lasceremo il pianeta ai nostri discendenti? La terra ci è stata donata non come dono utilitaristico, ma in prestito, un prestito che ogni generazione deve trasmettere a quella futura.
Le previsioni catastrofiche sulla terra, sono da considerare e l’attenuazione di quegli effetti dipende da ciò che che incominceremo a fare ora.
Grazie al notevole impegno del movimento ecologico, siamo riusciti a mantenere nelle agende pubbliche le problematiche ambientali, anche se molti vertici mondiali, non hanno risposto alle aspettative, per il mancato raggiungimento di accordi ambientali globali significativi ed efficaci.
Papa Francesco propone anche linee di azione e orientamento. Ecco che sollecita quindi accordi internazionali per impedire lo scarico di rifiuti in altri paesi, l’istituzione di una vera Autorità Politica Mondiale.
Di fronte all’utilizzo irresponsabile dell’ambiente lo stato deve saper pianificare, coordinare, vigilare, sanzionare. La politica è troppo focalizzata sui risultati immediati e fa fatica ad accogliere il dovere di progettare, agire per il bene comune a lungo termine.
Lo stesso impatto ambientale di iniziative imprenditoriali, deve essere elaborato in maniera trasparente, interdisciplinare, indipendente, dove tutti gli attori sociali, anche il pubblico, devono essere debitamente informati e coinvolti. Le decisione devono basarsi “su un confronto fra rischi e benefici ipotizzabili per ogni possibile scelta alternativa”; anche se la protezione ambientale non può essere assicurata sulla base di un calcolo puramente finanziario.
La Chiesa non pretende di definire questioni scientifiche, invita ad un dibattito onesto e trasparente.
“La politica non deve sottomettersi all’economia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficentista della tecnocrazia… Il salvataggio ad ogni costo delle banche, facendo pagare il prezzo alla popolazione, senza la ferma decisione di rivedere e riformare l’intero sistema, riafferma un dominio assoluto della finanza che non ha futuro…”
Risolvere i problemi urgenti dell’umanità potrebbe generare forme intelligenti e redditizie di riutilizzo e recupero funzionale e di riciclo, migliorare l’efficienza energetica delle città. Occorre ritornare indietro prima che sia tardi, accettare una decrescita in alcune parti del mondo, per favorirne altre più deboli; attivare società che siano disposte ad essere più sobrie, diminuendo il consumo di energia e migliorandone il suo uso.
“Abbiamo bisogno di una politica che pensi con una visione ampia, e che porti avanti un nuovo approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della crisi. Molte volte la stessa politica è responsabile del proprio discredito a causa della corruzione e della mancanza di buone politiche pubbliche.”
“Una cattiva comprensione dei nostri principi ci ha a volte portato a giustificare l’abuso della natura o il domini dispotico dell’essere umano sul creato, o le guerre, l’ingiustizia e la violenza, come credenti possiamo riconoscere che in tal modo siamo stati infedeli al tesoro di sapienza, che avremmo dovuto custodire.”
E’ necessario perciò cambiare i nostri stili di vita, per esercitare le giuste pressioni su chi detiene la politica, l’economia, il sociale. Oggi poi siamo travolti anche dall’acquisto compulsivo, mancanza di identità, senso di precarietà e insicurezza. C’è il rischio di favorire forme di egoismo collettivo: più il cuore è vuoto, più oggetti devo comprare.
Dobbiamo educare a nuove abitudini e ad una nuova sensibilità ecologica; oggi è molto presente in tanti giovani “e alcuni di loro lottano molto per la tutela dell’ambiente, ma sono cresciuti in un contesto di altissimo consumo e benessere che rende difficile la maturazione di altre abitudini.”
Questa educazione è chiamata a creare una cittadinanza ecologica e gli ambiti educativi sono vari: la scuola, la famiglia i mass-media, la catechesi. Nella famiglia in particolare trova la più ampia applicazione essendo il luogo in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta.
E per risolvere tutte le complesse questioni ambientali Papa Bergoglio ci invita a fare rete, perchè le iniziative individuali e la cooperazione dei singoli, non saranno in grado di rispondervi. Sarà necessaria una unione di forze e un’unità di contribuzioni.
Occorre incoraggiare uno stile profetico e contemplativo dove si affermi che “il meno, è di più”. La spiritualità cristiana propone la crescita nella sobrietà, godere con poco, gustare le piccole cose , accontentarci di ciò che abbiamo.
Papa Francesco sottolinea che l’amore per la società, l’impegno per il bene comune, sono una forma eminente di carità.
Contemplare una foglia, un sentiero, la rugiada, il volto di un bisognoso è riconoscere Dio nelle sue creature; ammirare una montagna, le sue cime, belle, imponenti, le sue valli fiorite, odorose, è amare il loro Creatore.
“Nell’attesa, ci uniamo per farci carico di questa casa che ci è stata affidata… Insieme a tutte le creature, camminiamo su questa terra cercando Dio, perché se il mondo ha un principio ed è stato creato, cerca chi lo ha creato…Che le nostre lotte e le nostre preoccupazioni, non ci tolgano la gioia della speranza.”

Per chi vuole il documento originale ecco il link diretto:

http://w2.vatican.va/content/dam/francesco/pdf/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si_it.pdf

 

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