Borgo Pace (PU): nasce a Lamoli il primo B&B “Paleo” d’Italia

paleo7Turismo lento, responsabile e solidale, alla scoperta del “Genius loci”. Riscoperta delle tradizioni, dei sapori, dei saperi e dei valori che hanno scritto la storia di una comunità. Economia e commercio a chilometro zero. Differenziazione dell’offerta. Chissà quante volte, parlando di valorizzazione del territorio, avremo insistito sulla necessità di investire su questi valori cosiddetti di nicchia.

Intenzioni sacrosante, per carità. Il problema è che a volte siamo noi stessi, fautori della qualità a tutto tondo, a ignorarle, le nicchie. Anche quando le abbiamo sotto il naso, a pochi passi da casa.

Nell’Italia Centrale, c’è una nicchia più unica che rara. Sia in senso fisico, poiché si trova nascosta tra i boschi dell’appennino marchigiano che in questa zona di confine, tra Toscana e Umbria, prende il nome di Alpe della Luna, le cui cime fanno da sfondo ai paesaggi che hanno ispirato il genio di Piero della Francesca, sia in termini di offerta.

Stiamo parlando di ValdericArte (vedi http://www.valdericarte.com/), un B&B situato a Valderica, nel comune di Borgo Pace, a metà strada tra il celebre ex monastero benedettino di Lamoli e l’ospizio costruito dai monaci per i viandanti sul monte Sant’Antonio. Nella vecchia casa colonica che lo ospita, abitata sin dal XVIII e ristrutturata nel massimo rispetto della tradizione, nel giardino, nel parco e nel fiume che scorre accanto, sono racchiusi tutti i valori di “nicchia” visti all’inizio.

ValdericArte non è uno dei classici B&B che ormai troviamo in ogni angolo del Bel Paese. È molto di più. ValdericArte è una residenza creativa nella quale gli ospiti, oltre a riposarsi, possono, diventando soci sostenitori dell’omonima associazione culturale, anche nutrirsi di piatti rigorosamente preparati con le piante del giardino e ingredienti di stagione, rilassarsi con un bel bagno di erbe, anch’esse rigorosamente prese dal giardino e selezionate in base alle esigenze di ciascuno, oltre che mettere alla prova le proprie capacità artistiche. E così, ecco che tutti, grandi e piccini, esperti e profani, possono provare a diventare per un giorno pittori, scultori, modellando l’argilla con la tecnica del colombino o lucignolo, oppure “riciclatori” di materiali di scarto e di recupero, come carta e legno, con i quali creare oggetti funzionali ed estetici come tovaglie, cornici e cesti.

Da alcuni mesi, poi, ValdicArte, grazie al genio e alla passione creativa di Maria Stella, Maria Luisa, Lorenzo, Ettore, Fabio e Heidi, è la prima – e per ora unica – struttura ricettiva “Paleo” in Italia.

Che significa struttura ricettiva “Paleo”? Non si tratta di una trovata pubblicitaria o di uno dei milioni di acronimi con i quali siamo costretti a convivere. “Paleo” indica semplicemente una vera filosofia alimentare chiamata Paleodieta o dieta delle caverne, dove il termine dieta è da considerarsi nella sua accezione originaria – dal greco “diaita” – di “stile di vita”, “modo di vivere”, e non nel senso di limitazione, talvolta drastica, di cibo.

La “Paleodieta”, riscoperta per la prima volta in America, da diversi teorizzatori, il più seguito dei quali, soprattutto in Europa, è il nutrizionista Loren Cordain, docente al Dipartimento di Salute e Scienze motorie presso la Colorado State University, ripropone lo stile alimentare in voga in un lungo arco temporale che inizia 2,5 milioni di anni fa e si conclude 10 mila anni fa, meglio noto come età della pietra, quando i nostri antenati, non conoscendo ancora la pratica dell’agricoltura e dell’allevamento, si nutrivano esclusivamente di caccia, pesca e raccolta dei frutti della terra.

Per cui, mangiare “Paleo” oggi significa alimentarsi con pesce, carni bianche e rosse magre, che di norma costituiscono la portata principale del pasto “Paleo”, verdure, uova, frutta e frutta secca come mandorle, noci e pinoli, verdure, uova, mettendo al bando il latte, i latticini, i cereali, gli zuccheri e i legumi. Anche i grassi, in particolar modo l’olio extravergine di oliva, l’olio di cocco, di semi di lino o di avocado, sono ammessi.

Secondo i suoi “riscopritori”, l’alimentazione “paleolitica” aiuterebbe a vivere meglio, prevenendo sensibilmente il rischio di patologie, gravi e meno gravi, come il diabete, l’ipertensione, l’obesità, l’ictus, l’infarto, il colesterolo alto, il cancro, l’influenza, l’emicrania, la diarrea e la stitichezza.

Un risultato, questo, che può essere conseguito anche senza abbandonare del tutto l’alimentazione tradizionale. «Le persone che non hanno particolari problemi di salute – spiega Cordain in un’intervista – possono beneficiare di tutti i vantaggi della paleo dieta mantenendo solo per l’85% di ciò che mangiano un regime Paleo». Questo permette «su 21 pasti a settimana di consumarne 3 (magari durante il week-end) liberi, per andare al ristorante con gli amici, avere una vita sociale e mangiarsi una pizza con una birra».

Per ValdericArte, però, essere una struttura “Paleo” non significa soltanto far conoscere e provare a chiunque lo desideri la Dieta delle Caverne. Significa anche sfruttare il suo essere “nicchia” fisica, ovvero il suo essere immersa in un contesto selvaggio e incontaminato, per far rivivere le atmosfere tipiche dell’età della pietra non solo agli ospiti, ma anche a tutti quanti vogliono approfondire il mondo “Paleo”.

E straordinario in tal senso è stato il primo “Paleo Day” di venerdì 8 agosto, che nel suo piccolo si è ispirato al “Paleo Battle Run”, organizzato in Spagna alla fine di giugno in occasione del primo congresso europeo sulla filosofia Paleo, organizzato dall’università di Barcellona.

In questa occasione, gli ospiti e tanti curiosi, provenienti anche dalla costa, hanno potuto calarsi in una realtà veramente primordiale. Dapprima, nel pomeriggio, attraverso una passeggiata preistorica per i sentieri dell’Alpe della Luna, per riconoscere e raccogliere materiali “Paleo” quali selci, ossa, legni, fibre vegetali, piante officinali.

Successivamente, sotto la guida di Cecilia Paciaroni e Matteo Diamantini, giovani responsabili dell’associazione culturale “La storia toccata con mano” di San Severino Marche (MC) che con la loro straordinaria competenza e capacità comunicativa sono in grado di far apprezzare l’età primitiva anche a chi considera i reperti archeologici di un museo «semplici pietre, senza alcun valore», hanno imparato a usare alcuni attrezzi primitivi come il raschiatoio, il bulino, il trapano a volano, trasformandosi così in “artigiani” dell’età della pietra alle prese con la scheggiatura della selce, la preparazione dei pigmenti naturali per la pittura rupestre e la modellazione dell’argilla per la realizzazione di vasellame e statuette.

La giornata Paleo si è conclusa con una ricca cena “Paleo”, consumata alla luce del fuoco – acceso in stile “Paleo”, of course -, a base di verdurine dell’orto in pinzimonio, uova ripiene con erbe aromatiche, vellutata di erbe spontanee miste, insalata di erbe e fiori, spiedini di carne, spiedini vegetariani, patate dolci, “lemon bars”, “chocolate cake”. Il tutto innaffiato con acqua, vino e sangria di alcea.

Insomma, sembra un paradosso, ma l’Appennino centrale conquista la ribalta nazionale valorizzando l’età della pietra. Un ritorno all’origine primordiale che è partito in sordina da Valderica di Borgo Pace, ma che ha tutti i numeri – passione, competenza e tenacia – per diffondersi in tempi rapida su scala nazionale. Ecco così che la “nicchia” appenninica si trasformerebbe in un’eccellenza non solo della provincia di Pesaro e Urbino, ma dell’intera Regione. Sempre che noi tutti, fervidi sostenitori – a parole – della valorizzazione del territorio in chiave “lenta”, sostenibile e responsabile, troviamo il tempo – e la volontà – di conoscerla e sostenerla, “ValdericArte”. La “nicchia” a due passi da casa.

Gabriele Cevasco

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