LA SATIRA DI ALVIN: UNA PUNTUALIZZAZIONE INDISPENSABILE di L. Forlucci

letteraLA SATIRA DI ALVIN: UNA PUNTUALIZZAZIONE INDISPENSABILE

Prendo atto, senza peraltro esserne convinto, delle tue spiegazioni circa il significato che avevano le due vignette satiriche in discussione, nelle tue intenzioni rivolte a persone diverse da me.

Quanto a quella relativa al ritirarsi perché c’era il concreto rischio di vincere, essa è intervenuta quando stava già diffondendosi il mio proposito di rinunciare alla candidatura, per cui il relativo messaggio ben si prestava ad essere letto come riferito alla mia persona, non solo da me ma da quanti a conoscenza delle vicende di quei giorni.

Riguardo poi alla vignetta relativa al “codardo”, essendo intervenuta dopo lo scadere del termine di presentazione delle liste, che rendeva palese e definitiva la mia rinuncia,essa si prestava ad essere intesa esattamente nel senso offensivo nei miei confronti, percepito non solo da me e da quanti a me vicini, ma anche da altre persone con cui mi sono confrontato.

Infatti il Re in carica (Orazio), con riferimento alla sua “sfortunata” campagna elettorale, si doleva dei risultati, contestualmente rappresentando di aver potuto fare ben poco con un re codardo e un altro (candidato) in relazione con Venere. Se consideri che la campagna avversaria nei miei confronti era stata impostata nel senso che sarei dovuto essere io il successore del Re in carica, pur nelle vesti del suo “fantoccio” e che, con la mia rinuncia, si riteneva che il suo appoggio fosse passato a Giacomo, produttore della birra “Venere”, vedi bene quindi come il messaggio immediato della vignetta conducesse all’addebito a me della qualità di codardo.

Il significato, innegabilmente più sfuggente, che tu asserisci, collegato al sottile gioco del coincidere dei nomi del candidato Vittorio con il Vittorio Emanuele Re d’Italia, si presenta piuttosto come una dotta sovrapposizione che di certo è sfuggita ai più. Non a caso, perché presuppone collegamenti storici lontani dalla quotidianità apecchiese e mal si collega con gli aspetti più salienti dell’evolversi della vicenda elezioni. Infatti la cosa che in quella fase sollevava diffusi commenti (stupiti e di rincrescimento da parte di non pochi apecchiesi, di indubbio compiacimento e “vittoria” da parte di altri, te compreso) era proprio la mia rinuncia al presentare una lista.

Morale della favola: chi vuol essere un comunicatore, nelle svariate forme che la comunicazione può assumere, compresa la satira, dovrebbe assicurarsi la chiarezza del messaggio, altrimenti il danno è comunque fatto.

Lanfranco Forlucci

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