4 thoughts on “La benedizione delle macchine

  1. Gira e rigira vado a finire sempre lì: LE TRADIZIONI che caratterizzano la NOSTRA IDENTITA’.
    E che io sia un irreversibile “tradizionalista” é ormai assodato.
    Ricordo (e rimpiango) i serpentoni di veicoli di qualche decennio fa. Rigorosamente in ordine: prima le vetture, poi i camion leggeri, indi i pesanti, a seguire motorini, vespette, apetti e biciclette.
    Il serpentone di quelli di insù partiva dal Pianello, Via della Madonna e giù per Via Roma. Quelli di ingiù e “apolidi extra-cinta-muraria” si accodavano lungo la Statale, sin oltre il bivio per la Careccia, chè l’area prospicente Mascagna, da ore, era occupata dai camion in versione tractor-only, che sennò la coda sarebbe finita al Cancello.
    Nella colonna incappavano turisti di passaggio inclusi i tanti motociclisti sui primi bestioni da 500 in su.
    -“Un incidente?” chiedevano,
    -“No, no, è solo la benedizione delle Macchine!” si rispondeva.
    Tranquilli, affatto agitati (anche perché la pretesa di superare la fila naufragava a causa dell’unica corsia disponibile), o se volete, rassegnati, tutti si beccavano la loro Acquasanta, si facevano il “nome del padre”, e sotto sotto erano pure contenti d’esserci capitati.
    La Guardia (allora non si chiamava Vigile) davanti all’Edicola aveva il suo bel daffare a ripartire l’accesso alla via del Sommo, evitando di spazientire l’una o l’altra coda.
    E infine il Prete: rigorosamente davanti a Menghetti (l’officina dei Cesari), sulla via principale, su quella Statale oggi declassata a mulattiera (ufficialmente Provinciale), dove si piazzava il furgoncino di turno per lui, per l’Acquasanta e i Chierichetti. Prete che a fine della sfilata doveva massaggiarsi il muscolo del braccio destro per le tante aspersoriate dispensate.

    Poi… Poi è arrivato il progresso… e il baldacchino religioso lo si è portato a lato del campo sportivo, scantonato dalla Via Dante, e, guarda caso, la nostra S.S.257 oltre a diventare M.P.257 (Mulattiera Provinciale) è divenuta pure tristemente nota come “la strada dei mazzi di fiori”.
    Non prendetemi sul serio, ma una riflessione la cosa la merita.

    In ultimo, quasi desse fastidio, il pulpito lo si è allontanato ancora di più, giù, al ponte per San Filippo.
    Vien di pensare che, alla prossima, finiremo giù al canile, e gli ospiti d’esso saranno onorati di ricevere anch’essi la benedizione di nostro Signore.

    Per come la vedo io ne avrebbero più diritto loro che i responsabili di ciò.

  2. Alvin i toi racconti sono struggenti e vividi come il dolore del rimpianto del tempo che fu e della gioventù perduta

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